martedì 17 gennaio 2012

Il comandante italiano dell'ultimo Titanic.

Ci sono disastri che ci toccano più di altri. Sono i disastri che ci appartengono. Quelli che colpiscono persone in cui è facile identificarsi. Sarebbe potuto capitare a me, penso o anche, mia madre l’anno scorso ha fatto proprio una crociera con quella barca. E’ la stessa nave che ho visto da lontano sul lungomare di Napoli, o era Sorrento, o forse era l’isola del Giglio, magari ricordando bene non era poi tanto lontana, forse era vicina, forse troppo vicina.
In questi casi si sente il bisogno di capire. Perché è successo?, ci si chiede.
Ed ecco servito su un bel piatto di argento il capro espiatorio. Niente poco di meno che il capitano della nave. In generale, in queste situazioni, sono sempre molto scettico. Troppo facile, troppo semplice dare la colpa a qualcuno. E’ giusto colpevolizzare un solo uomo per un disastro di queste dimensioni?
Può capitare a tutti un errore, può capitare a tutti di essere superficiali. La maggior parte delle volte, quando succede, le cose per fortuna non finiscono in tragedia. Uno stesso errore può essere considerato una bravata o una pazzia a secondo delle conseguenze che ha prodotto. A volte è solo sfortuna, fare la cosa sbagliata al momento sbagliato.
Troppo facile mettere alla gogna qualcuno, giudicarlo e condannarlo. Troppo semplice, mi ripeto.
Magari, mi dico, forse anche io al suo posto avrei fatto lo stessa cosa. Ci penso sopra.
Penso alla manovra spericolata col barcone, manco fosse un ragazzino su uno scooter che vuole fare colpo sulla sua bella. Non penso che lo farei, ma io non facevo neanche i cavalli sul Si piaggio quando ero ragazzino, eppure qualche stronzata l’ho comunque fatta, chi non l’ha fatta? Una stronzata resta comunque una stronzata.
Penso poi al tentativo di minimizzare l’accaduto al telefono, mentre attorno a lui come un incendio si alimentava la tragedia. Penso alla sua voce al telefono in un maldestro tentativo di coprire la “marachella”. La sua voce, l’unica che ha il potere di impartire ordini è anche l’unica che ha il dovere di dare ordini, di dare ordine. Un errore, capita anche questo, magari non si era reso conto della gravità della situazione, preso dalla paura di venire “licenziato”. Oh è una paura umana, la conosciamo in tanti, troppi. Un errore, chi non lo ha fatto, capita.
Poi penso all’abbandono della nave. Mi sforzo, tento di trovare una giustificazione, ma no, non la trovo. “Anche i bambini sanno che il comandante è l’ultimo che abbandona la nave invece il comandante...” Questa frase veniva ripetuta nei telegiornali e come dargli torto.
Anche i bambini sanno... ed ora cresceranno più velocemente. Non esiste babbo natale, non esiste la befana e i comandanti delle navi sono i primi che l’abbandonano.
Non sono altro che l’ennesimo esempio di capi capaci di dare ordini quando gli ordini non servono, capaci di prendere in mani il timone per esibirsi con una proprietà che non gli appartiene, quella di una bellissima nave e soprattutto di quelle bellissime vite che sono andate perse.
No, non mi identifico in lui, non riesco più a giustificarlo. Mi guardo attorno e ne vedo altri, non molti, ma ci sono. Boriosi, presuntuosi, fanno la voce grossa con i più deboli ma sono i primi e i più veloci a chinare la testa salivando con i più forti.
Mi chiedo solo come è possibile che proprio loro, questi arroganti, vigliacchi, incapaci possono ritrovarsi fra le mani il timone di una nave e di quattrocento vite.
Poi mi vengono in mente i Cosentino, i responsabili, i credenti alle favole dello zio Mubarak è tutto mi è chiaro. In una nazione dai valori capovolti cosa puoi aspettarti al comando di una nave se non che l’ennesimo cretino incapace?

venerdì 13 gennaio 2012

Il terzo giorno della dieta.

Il 3° giorno della dieta è sempre il più duro. Nei primi due l'organismo crede che è un evento passeggero, dal quarto comincia lentamente e dolorosamente ad abituarsi rassegnato, almeno spero. Ma è il terzo giorno che si ribella con tutta la sua forza. E’ il terzo giorno è oggi.Non riesco a pensare a niente altro che al cibo ed ho appena finito di "mangiare". Mangiare?
Due vergognose barrette di peso forma, le pubblicizzano come sostitutive per il pasto. Ma che pasti sono abituati sta gente?
Mi rendo conto la mia ora è una fame nervosa, non è lo stomaco che ha fame ma la mente. E' come se il cibo fosse una droga ed io ora sto in crisi di astinenza e devo pure lavorare!!!!!
Forse dovrei scendere per una passeggiata, magari mi distraggo, ma un pò freddino e già lo so che se scendo non riuscirò a resistere alla tentazione di qualche pizzetta, frittatina o similari.
Ci vorrebbe una sigaretta, ma ho smesso anche quello, se avessi in ufficio un un letto dove chiudere gli occhi addormentarmi, potrei soddisfare la mente sognando di mangiare che so’: un bel piatto di amatriciana.
Oh no di nuovo rieccolo che mi appare, stavolta sotto forma di una padella di bucatini alla amatriciana. Non un piatto ma una padella intera, devono essere almeno trecento grammi di pasta e so’ già che la mangerei tutta, perchè la voglio tutta, non un grammo di meno, e con l’aiuto del pane raccoglierei anche l’ultimo pezzettino di pancetta.
Decido di prendere un caffè, ho solo il decaffeinato, meglio cosi sono già troppo nervoso, ma che schifo.
Se avessi ora fra le mani una coscia della Ferilli la immaginerei grigliata e probabilmente l’addenterei.
Lo so, è esagerato, non è normale, è quasi una crisi isterica.
Ma non riesco a pensare ad altro che al cibo. E’ il terzo giorno, il più duro.
Se scrivessi ora qualche altro capitolo del mio romanzo probabilmente parlerei di qualche enorme banchetto a base di porchetta. L’immaggine di rozzi quanto sporchi vichinghi che a addentano voraci e animalescamente maiali interi mi fà venire l’acquolina in bocca.
Amatriciana, carbonara, finanche un pomodoro fresco con basilico, mozzarella di bufala, un triplo hamburger da McDonald's , quello che appena lo mordi colano salse schifose e non meglio identificate da tutte le direzioni, una margherita fumante, una frittatina, una frittata di maccheroni, una fetta di casatiello, un casatiello...
Immagini che mi appaiono come flash e che mi fanno più male di pugni.No, devo resistere, ho un piano, il mio piano è preciso. Primi dieci chili nei primi tre mesi, per i secondi dieci ne ho previsto sei, ed infine per gli ultimi dieci ho previsto un anno intero.
Quasi un anno, 640 giorni circa. Oggi è il terzo. Solo il terzo, ma è il più difficile, mi ripeto, gli altri seicentotrentasette non saranno cosi, non possono essere cosi. Altri seicentotrentasette giorni, una lacrima mi solca il viso, con la punta della lingua la catturo, mmm non male, è salata al punto giusto.

martedì 22 novembre 2011

Le segnalefiche


L'ufficio è al solito silenzioso, si sentono ogni tanto battere i tasti delle tastiere, lo squillo di
un telefono in lontananza , il rumore di sottofondo dei pc , il respiro pesante, troppo pesante, del dopo pranzo.
Tutti sembrano lavorare attentamente, tutti non stanno facendo nulla, io leggevo un pò di codice mezzo addormentato  quando la finestrina del google talk lampeggia in basso a destra.
"Hai letto quì?" mi scrive e subito sotto mi posta il Link con tanto di articolo correlato. Lo leggo con attenzione

BERLINO  - Più di 700 donne hanno sporto denuncia, in Germania, contro il loro ginecologo, che durante le visite le aveva fotografate di nascosto. Lo scrive l'agenzia tedesca Dpa, precisando che le indagini della procura dureranno ancora a lungo per via della grande quantità di immagini scoperte, oltre 35mila. Stando alle informazioni attuali il medico, che ha uno studio nella cittadina di Schifferstadt, in Renania-Palatinato (ovest), avrebbe fotografato di nascosto circa 3000 pazienti. Fino a oggi, ha spiegato il procuratore della vicina Frankenthal, Lothar Liebig, solo in 800 casi gli investigatori sono riusciti a risalire all'identità delle vittime, che in larghissima maggioranza hanno sporto denuncia contro il medico. Al ginecologo è stato contestato il reato di 'violazione dei piu' personali ambiti della vita privata attraverso l'acquisizione di immaginì, un reato contro cui in Germania si può procedere solo se la vittima sporge denuncia personalmente.
“35000 foto di fiche!” contnua a scrivermi “sai che palle”.
Effettivamente non ha tutti i torti. Lo vedo sta alla scrivania di fronte la mia, il suo volto annoiato  lo riconoscerei ovunque anche perchè ce l’ho di fronte da ormai sei anni. Già riconoscersi.  Il popup del google talk lampeggia sempre davanti a me, le frasi mi escono spontanee.
“Mi intriga il fatto” gli scrivo “che 800 donne siano riuscite a riconoscersi dalla fica.
E'  mi chiedo, ma tu riusciresti a riconoscerti dal cazzo? Vero che in fondo non sarà poi tanto dissimile dalla tua faccia ma è anche vero, almeno spero, che non stai li ad osservartelo allo specchio.”
La reazione è immediata, sta per esplodere in una risata ma si deve trattenere, li a pochi passi c’è il capo. Prima gli aveva chiesto pieno di entusiamso se voleva vedere la nuova versione del nostro prodotto, quel cretino con fare annoiato gli ha risposto di no. Dico se non hai nessun motivo valido di dire No, rispondi di Si, sopratutto al capo.  Forse perciò mi è simpatico in fondo lo abbiamo fatto noi sto cacchio di prodotto, lo sappiamo a memoria, lo abbiamo avuto davanti agli occhi da mesi,  mi rendo conto che ha scassato la minchia ma vederlo un altro minuto  non l’avrebbe ucciso ed ora non aveva il capo con il mitra puntato.  Lui al solito è comunque indifferente ai suoi sguardi torvi con un sorrisino a mala pena trattenuto abbassa lo sguardo sulla tastiera e mi risponde.
“il mio lo vedo di rado, il più delle volte sta rintanato sotto la panza a dormire! e poi d'inverno fa le scorte di cibo e va in letargo...
sai, poverino, alla sua età patisce il freddo e se prende colpi d'aria gli viene il colpo della strega e si blocca!”
Parla di panza con me!  Sto quasi per rispondergli che ormai quando piscio vado a memoria, ma preferisco tenermela per me.
“800 donne siano riuscite a riconoscersi dalla fica.” continua a scrivere citandomi “sei troppo forte, come cavolo Ti vengono! Ma più che altro, solo in 800 casi gli investigatori sono riusciti a risalire all'identità delle vittime. Ma che fanno oltre alle impronte digitali prendono anche il calco della passera?”
L’immagine  del calco sulla passera non ché degli investigatori  è divertente ma un altra mi è venuta in mente che non è da meno.
“No no, nessun calco" gli rispondo "pare  hanno pubblicato le foto segnaletiche su  un sito on line, red tube o chi le ha viste.  Non ricordo bene.  Sono diventate famose sai, le hanno chiamate le foto segnalefiche.”
Abbassa la testa mette le mani davanti agli occhi respira profondamente ma la risata sembra montare in lui, lo sguardo del capo è severo ma invece di spegnere i suoi entusiasmi sembra aumentarli. Lo vedo concentrarsi sulla tastiera, lo sento faticosamente battere i tasti.
“Basta ti prego” mi scrive.
Ha ragione, penso, è la volta buona che il capo lo silura. Provo a dirgli qualcosa che non lo faccia ridere, a cogliere il dramma nella notizia, magari penso che le cose possono essere diverse da quello che sembrano:  “Magari alla fine” gli scrivo “si era solo portato il lavoro a casa.”
L’ho vedo alzarsi di scatto, l’ho vedo correre  in bagno con una mano sulle labbra per arrestare il vomito di ilarità che sembra esplodere  in lui.
Il volto del capo è oscuro, scuote la testa ha lo sguardo determinato. Un brivido mi corre nella schiena cacchio penso stavolta lo licenzia davvero ed è solo colpa mia.
“la dovete smettere” dice incazzato guardando diritto di fronte a me.
O merda questo silura anche me.
“di scambiarvi barzellette e..." con tanto di sorriso furbo " non mettermi in conoscenza”.
Stavolta rido io.

lunedì 14 novembre 2011

Nel nome del padre e del figlio.

Mio padre era Raffaele Del Mondo di Carmine quello che sarà mio figlio.
Non penso che mio padre ci tenesse particolarmente che dessi il suo nome a mio figlio. Non lo so a dire il vero. Per lui darmi il nome del padre è stata una cosa ovvia e, come  me, penso  non abbia neanche preso in considerazione la possibilità di un altro nome.
Non è un regalo a lui   perchè in fondo non l'ho neanche vissuta come scelta.
Per quanto possa sembrare assurdo è un nome che non ho scelto.
Qualunque altro nome  sarebbe stata una scelta, mia, forse di Silvia, o più probabilmente nostra. Ci sarebbero stati tanti nomi, alcuni esotici, altri tradizionali; per ogni nome avremmo espresso un giudizio, magari con l'aiuto di un libro che indicava il significato originale o in qualche lingua antica o alla moda di molti di essi.
Qualunque nome avessimo scelto,  sarebbe stato scelto perchè incosciamente lo  associamo alla persona che vorremmo diventasse nostro figlio o a quello che avremmo voluto essere noi, cose che forse coincidono quasi sempre.
Il primo vestito che gli compriamo, il primo che gli mettiamo addosso e che per tutta la vita lo accompagnerà.
Per questo ritengo che in fin dei conti la scelta di non scegliere un nome, più di un regalo a mio padre è un regalo a mio figlio.

giovedì 20 ottobre 2011

Strani sguardi

Esco di casa, stamattina, al solito presto, troppo presto per il mio corpo ma comunque troppo tardi per il mio capo.   Mi avviò mesto mesto verso la metropolitana, lungo il cammino c'è una scuola superiore, una di quelle piena di ragazzine che è "illegale" vedere, ma che a dire il vero fanno di tutto per essere notate anche se non da me.
Mentre passeggio con andatura milanese mi sento stranamente osservato da una di queste, che seduta su una panchina era in attesa di qualcuno o di qualcosa.
L'episodio è strano, mi piacerebbe credere che sono i primi effetti della dieta ma la bilancia stamattina è stata abbastanza pietosa, tralascio l'episodio e continuo per la mia strada, quando evidentemente mi scontro col flusso di ragazzini e sopratutto ragazzine che la metropolitana ha vomitato poco prima, e molte di queste mi osservano incuriosite.
Mbooo penso, va be lasciamo stare, ed ecco che finalmente mi ritrovo in metropolitana.
Mi aspetta il solito lungo viaggio e mentre mi appresto a sfogliare leggo decido che forse è meglio abbottonare la polo e coprire un pò il pelo ribelle dal petto, mi accingò ad abbottonare il colletto quando mi rendo conto che c'è qualcosa di strano, i bottoni stanno in una posizione incomprensibile, tutti storti ed all'interno!!!!
Per la miseria ho messo la polo alla rovescia.